TREVISO - Ha varcato a piedi il confine italo-sloveno con il fiato della mobile trevigiana sul collo, ma la sua corsa si è fermata a Cosina tra le braccia della polizia slovena. Sono bastate 36 ore per catturare Fahd Bouichou, 26 anni, marocchino, sospettato di aver ucciso a coltellate martedì sera a Castagnole di Paese (Treviso), in un raptus, l'ex compagna, Elisabetta Leder e la loro figlioletta Arianna, neanche due anni. Le due vittime erano state sgozzate.
Bouichou, saltuariamente in Italia, era venuto a trovare la piccola. A far scattare la furia omicida nel corso di un litigio - è l'ipotesi della polizia - forse il fatto che la donna, 36 anni, aveva avviato le pratiche per l'affido esclusivo della bambina, che all'anagrafe già portava il solo cognome della madre. Un delitto portato a termine in modo agghiacciante, come confermato oggi dai primi risultati dell'autopsia, effettuata dal medico legale Alberto Furlanetto; madre e figlia sono state sgozzate con un metodo che richiede "una particolare padronanza nell'uso del coltello". Secondo l'esame autoptico, la donna sarebbe stata prima picchiata e quindi sgozzata in camera da letto, dove ha tentato invano di sottrarsi al suo carnefice, come dimostrano alcuni tagli da difesa alle mani. Sulla bimba il medico ha constatato la presenza di un solo colpo di coltello inferto alla gola. Dopo il duplice omicidio, secondo l'ipotesi investigativa, l'uomo ha preso il cellulare della donna - che non ha mai utilizzato - e la sua auto, una Skoda nera. Si è spinto fino a Jesolo (Venezia) dove ha abbandonato l'auto e con, mezzi pubblici, è giunto a Trieste. Qui però si è tradito: da una cabina telefonica nella stazione dei treni ha telefonato alla sorella in Marocco. Il telefono della donna era già sotto il controllo degli investigatori italiani.
La squadra mobile trevigiana guidata da Riccardo Tumminia, in collaborazione con la Questura di Trieste, ha quindi chiuso il cerchio attorno al marocchino, che nel frattempo era entrato in Slovenia. L'uomo tentata di raggiungere probabilmente un altro paese. Bloccato dalla polizia slovena, il magrebino ha tentato di nascondere la propria identità. Ma aveva ancora i propri documenti, e ha dovuto cedere. Più tardi ha fatto anche le prime ammissioni sul duplice delitto. Dichiarazioni che, per assumere il valore di una confessione in Italia, dovranno essere fatte agli investigatori e magistrati di Treviso. Intanto, dopo il mandato di cattura in Italia è scattato quello per l'arresto europeo. Il Procuratore capo di Treviso Antonio Fojadelli ha spiegato che sono stati presi contatti con la magistratura slovena nel tentativo di accelerare le pratiche per la consegna dell'uomo alle autorità italiane. Un passaggio, secondo il magistrato, che dovrebbe richiedere tre o quattro giorni di tempo. Solo allora la polizia e il pm titolare dell'inchiesta, Antonio Miggiani, potranno interrogare Bouichou.
Le prove a suo carico, secondo la polizia, sarebbero tuttavia schiaccianti, al punto che il Questore di Treviso Carmine Damiano ha detto di ritenerlo "l'unico responsabile del duplice delitto". La famiglia Leder ha accolto con soddisfazione ma nella più profonda disperazione la notizia del fermo del marocchino. Antonio Leder, il papà di Elisabetta, si è limitato a dire "meno male, sono contento" e poi è scoppiato a piangere straziato dal dolore . La loro casa di via Nazioni Unite è rimasta per tutto il giorno 'blindata' da amici e parenti, a difesa dall'assalto dei media. Sull'atroce fatto di sangue ha fatto sentire la propria voce anche la comunità marocchina trevigiana. L'imam Abdellah Kerzaij ha chiesto scusa alla famiglia "per il gesto compiuto da un barbaro, purtroppo marocchino". Per il vice sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini delitti efferati come quello di Castagnole di Paese andrebbero puniti con la pena di morte "perché quando accadono cose del genere viene violentata la società".
Bouichou, saltuariamente in Italia, era venuto a trovare la piccola. A far scattare la furia omicida nel corso di un litigio - è l'ipotesi della polizia - forse il fatto che la donna, 36 anni, aveva avviato le pratiche per l'affido esclusivo della bambina, che all'anagrafe già portava il solo cognome della madre. Un delitto portato a termine in modo agghiacciante, come confermato oggi dai primi risultati dell'autopsia, effettuata dal medico legale Alberto Furlanetto; madre e figlia sono state sgozzate con un metodo che richiede "una particolare padronanza nell'uso del coltello". Secondo l'esame autoptico, la donna sarebbe stata prima picchiata e quindi sgozzata in camera da letto, dove ha tentato invano di sottrarsi al suo carnefice, come dimostrano alcuni tagli da difesa alle mani. Sulla bimba il medico ha constatato la presenza di un solo colpo di coltello inferto alla gola. Dopo il duplice omicidio, secondo l'ipotesi investigativa, l'uomo ha preso il cellulare della donna - che non ha mai utilizzato - e la sua auto, una Skoda nera. Si è spinto fino a Jesolo (Venezia) dove ha abbandonato l'auto e con, mezzi pubblici, è giunto a Trieste. Qui però si è tradito: da una cabina telefonica nella stazione dei treni ha telefonato alla sorella in Marocco. Il telefono della donna era già sotto il controllo degli investigatori italiani.
La squadra mobile trevigiana guidata da Riccardo Tumminia, in collaborazione con la Questura di Trieste, ha quindi chiuso il cerchio attorno al marocchino, che nel frattempo era entrato in Slovenia. L'uomo tentata di raggiungere probabilmente un altro paese. Bloccato dalla polizia slovena, il magrebino ha tentato di nascondere la propria identità. Ma aveva ancora i propri documenti, e ha dovuto cedere. Più tardi ha fatto anche le prime ammissioni sul duplice delitto. Dichiarazioni che, per assumere il valore di una confessione in Italia, dovranno essere fatte agli investigatori e magistrati di Treviso. Intanto, dopo il mandato di cattura in Italia è scattato quello per l'arresto europeo. Il Procuratore capo di Treviso Antonio Fojadelli ha spiegato che sono stati presi contatti con la magistratura slovena nel tentativo di accelerare le pratiche per la consegna dell'uomo alle autorità italiane. Un passaggio, secondo il magistrato, che dovrebbe richiedere tre o quattro giorni di tempo. Solo allora la polizia e il pm titolare dell'inchiesta, Antonio Miggiani, potranno interrogare Bouichou.
Le prove a suo carico, secondo la polizia, sarebbero tuttavia schiaccianti, al punto che il Questore di Treviso Carmine Damiano ha detto di ritenerlo "l'unico responsabile del duplice delitto". La famiglia Leder ha accolto con soddisfazione ma nella più profonda disperazione la notizia del fermo del marocchino. Antonio Leder, il papà di Elisabetta, si è limitato a dire "meno male, sono contento" e poi è scoppiato a piangere straziato dal dolore . La loro casa di via Nazioni Unite è rimasta per tutto il giorno 'blindata' da amici e parenti, a difesa dall'assalto dei media. Sull'atroce fatto di sangue ha fatto sentire la propria voce anche la comunità marocchina trevigiana. L'imam Abdellah Kerzaij ha chiesto scusa alla famiglia "per il gesto compiuto da un barbaro, purtroppo marocchino". Per il vice sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini delitti efferati come quello di Castagnole di Paese andrebbero puniti con la pena di morte "perché quando accadono cose del genere viene violentata la società".