Le "rotture" familiari, separazioni o divorzi che siano, nel nostro Paese coinvolgono circa 400mila persone l'anno, tra coniugi e figli. Il dato, elaborato dall'Eurispes, e' contenuto all'interno di un'indagine relativa al costo economico e sociale dei divorzi, delle separazioni e della volontaria giurisdizione. In dieci anni dal 1996 al 2006 il numero delle separazioni e' cresciuto del 39,7% e dei divorzi del 51,4%.
Al Nord ci si separa di più
Per quanto riguarda la distribuzione geografica sul territorio italiano dei provvedimento relativi a separazioni e divorzi, il primato spetta al Nord-Ovest (rispettivamente 24.857 e 17.693).
Al Centro si registrano 17.843 separazioni e 10.804 divorzi, al Nord-Est 15.744 e 10.447. I valori sono piu' contenuti, almeno per i divorzi, al
Sud (14.523 e 6.722) e, in modo piu' significativo, nelle Isole (7.440 e 3.868). Nord e Centro si differenzino nettamente dal Mezzogiorno per una maggiore incidenza delle rotture coniugali: il tasso e' di 41,9 al Nord, di 40,1 al Centro e del 21,3 nel Mezzogiorno, ovvero circa la meta'.
Le origini del divorzio
Nel dicembre del 1970, con l'opposizione della Democrazia Cristiana, il divorzio veniva introdotto in Italia con la legge n. 898, risultato della combinazione del progetto di legge di Loris Fortuna con un altro presentato dal deputato liberale Antonio Baslini; nello stesso anno il Parlamento approvava le norme che istituivano il referendum con la legge n.352 del 1970, proprio in corrispondenza con le ampie polemiche che circondavano l'introduzione del divorzio in Italia.
Gli antidivorzisti quindi si organizzarono per abrogare la legge attraverso il ricorso al referendum: nel gennaio del 1971 veniva depositata in Corte di Cassazione la richiesta di referendum da parte del «Comitato nazionale per il referendum sul divorzio», presieduto dal giurista cattolico Gabrio Lombardi, con il sostegno dell'Azione cattolica e l'appoggio esplicito della Conferenza episcopale italiana e di gran parte della DC.
Gli italiani furono chiamati il 12 maggio 1974 a decidere se abrogare la legge Fortuna-Baslini che istituiva in Italia il divorzio: parteciparono al voto l'87,7% degli aventi diritto, votarono no il 59,3%, mentre i sì furono il 40,7%.
AGGIUNGETE INFORMAZIONI ..NOTIZIE E PENSIERI SUL DIVORZIO !!
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Per quanto riguarda la distribuzione geografica sul territorio italiano dei provvedimento relativi a separazioni e divorzi, il primato spetta al Nord-Ovest (rispettivamente 24.857 e 17.693).
Al Centro si registrano 17.843 separazioni e 10.804 divorzi, al Nord-Est 15.744 e 10.447. I valori sono piu' contenuti, almeno per i divorzi, al
Sud (14.523 e 6.722) e, in modo piu' significativo, nelle Isole (7.440 e 3.868). Nord e Centro si differenzino nettamente dal Mezzogiorno per una maggiore incidenza delle rotture coniugali: il tasso e' di 41,9 al Nord, di 40,1 al Centro e del 21,3 nel Mezzogiorno, ovvero circa la meta'.
Le origini del divorzio
Nel dicembre del 1970, con l'opposizione della Democrazia Cristiana, il divorzio veniva introdotto in Italia con la legge n. 898, risultato della combinazione del progetto di legge di Loris Fortuna con un altro presentato dal deputato liberale Antonio Baslini; nello stesso anno il Parlamento approvava le norme che istituivano il referendum con la legge n.352 del 1970, proprio in corrispondenza con le ampie polemiche che circondavano l'introduzione del divorzio in Italia.
Gli antidivorzisti quindi si organizzarono per abrogare la legge attraverso il ricorso al referendum: nel gennaio del 1971 veniva depositata in Corte di Cassazione la richiesta di referendum da parte del «Comitato nazionale per il referendum sul divorzio», presieduto dal giurista cattolico Gabrio Lombardi, con il sostegno dell'Azione cattolica e l'appoggio esplicito della Conferenza episcopale italiana e di gran parte della DC.
Gli italiani furono chiamati il 12 maggio 1974 a decidere se abrogare la legge Fortuna-Baslini che istituiva in Italia il divorzio: parteciparono al voto l'87,7% degli aventi diritto, votarono no il 59,3%, mentre i sì furono il 40,7%.
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